
Il sughero, silenzioso spettatore dei nostri brindisi
Ogni anno, a maggio, inizia il periodo della decortica, ovvero l’estrazione del sughero dall’albero. È un rituale molto antico, che annualmente si protrae fino ai mesi di luglio e agosto e che vede coinvolti diversi Paesi del Mediterraneo, tra cui le nostre amate isole Sardegna e Sicilia.
Un materiale prezioso che deriva da un’attività lunga e paziente, dettata dai perfetti ritmi della Natura. La prima estrazione avviene quando la pianta ha raggiunto i 25-30 anni d’età, ma il “sughero gentile”, il più pregiato, quello che maneggiamo ogni qualvolta stappiamo una bottiglia di spumante, deriva da un’attesa ancor più lunga: dovrà trascorrere un altro decennio prima della seconda decortica, che sarà utilizzata per la creazione del tappo.
Ma come mai proprio il sughero? Tra le sue mille qualità, prima fra tutte il fatto di essere un prodotto naturale che, se ben lavorato, riesce a preservare le caratteristiche necessarie per un ottimale mantenimento del vino. Innanzitutto, è molto flessibile ed elastico e ciò gli consente di aderire perfettamente alla bottiglia garantendo così una chiusura ermetica ed una forte resistenza alla pressione interna. È in grado di regolare gli scambi con l’ambiente esterno, permettendo al vino di respirare senza essere ossidato; ed infine, è un materiale estremamente resistente, duraturo, inodore e insapore, non tossico. Possiamo attribuirgli forse soltanto un unico, piccolo grande difetto, probabilmente tra i più temuti per gli amanti del vino, ovvero il noto “sentore di tappo”. Una sorpresa ben poco gradita all’apertura della bottiglia, che si riconosce dall’odore di muffa e di cantina bagnata, e che prevarrà su tutti gli altri piacevoli sentori di frutta e fiori. Al gusto, il vino risulterà amaro e molto poco gradevole.
La causa principale di questo sentore è la presenza di un fungo parassita (Armillaria mellea) nel sughero che, se a contatto con composti di cloro presenti nel ciclo di produzione del tappo stesso, potrebbe portare alla formazione di una molecola (Tricloroanisolo) responsabile di queste sensazioni.
Un rischio che tuttavia ci si può, e ci si dovrebbe prendere, considerato che ad oggi, senz’alcun dubbio, è la migliore soluzione per custodire il nostro Valdobbiadene DOCG, e non solo.
Nani Rizzi
Nani Rizzi Az. Agr. di Spagnol Denis
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